Il cocktail Martini, noto anche con il nome di Dry Martini, è tra i drink più iconici e conosciuti al mondo. Ogni bravo bartender deve saper preparare un buon Martini e tutte le sue varianti. È una sorta di branco di prova per un barista che trova il giusto equilibrio di sapori.
Si tratta di un cocktail cosiddetto old fashion perché nato a metà ottocento. Forse per questo è molto semplice e prevede pochi ingredienti, nonostante ci siano diverse versioni da richiedere al bancone del bar preferito, come spiegato nei paragrafi che seguono.
La storia del Martini cocktail: da dove nasce
Il cocktail Martini pare sia nato nel 1850 negli Stati Uniti, nonostante si utilizzi un italianissimo vermut per prepararlo. Deriva dal cocktail Martinez, uno dei primi a unire in un bicchiere il gin con il vermut. Sebben sia difficile risalire alla ricetta originalissima dato che non venivano codificate ma ognuno usava una sua versione, pare che questo antenato del Martini prevedesse il vermut rosso invece che bianco e anche qualche goccia di bitter per un gusto più deciso.
Con il passare del tempo, il Martinez si modifica per incontrare i gusti più raffinati. Diventa quindi più secco e iper moderno lasciando solo la base: gin e vermut stop! Ci sono molte storie e leggende dietro alla nascita di questo cocktail, come per tanti altri. Certi dicono che nasca dall’inventiva di un talentuoso barman di nome Martini; sarà una coincidenza che usasse un alcolico con il suo stesso nome? Assolutamente no, la leggenda deriva probabilmente da una pubblicità della stesa casa. Infine, altri sostengono che questo iconico cocktail reso famoso anche dall’agente segreto inglese 007 James Bond che lo sorseggia in uno libro e film della saga, sia semplicemente una variante del Manhattan, datato 1874 la cui ricetta prevede solo whiskey e vermut rosso.
La ricetta originale del cocktail Martini
Il classico cocktail Martini è molto facile e prevede unicamente due ingredienti: gin e vermut. Il barista deve aggiungere nello shaker ¾ di gin, ¼ vermut dry e ghiaccio. Ora, c’è chi lo agita un po’ e chi invece usa solo il cucchiaio per mescolare. Fatto ciò, si versa il cocktail nella coppa Martini trattenendo il ghiaccio. La coppa si chiama così proprio perché questo cocktail la richiede obbligatoriamente. Il cocktail è pronto ma si può aggiungere un’oliva.
Alcune varianti del classico
Alcuni barman bagnano solamente il giacchio con un goccio di vermut dry e poi riempiono con gin. Questa versione prende il nome di Martini alla Hemingway perché il preferito del famoso scrittore americano. Ci sono altre varianti come quello con vermut alla mela che si chiama Appletini, forma contratta di Apple Martini. Una versione molto illustre nota a molti è il Vodka Martini o Vodkatini. La variante è usare la vodka, anche aromatizzata se si desidera, al posto del gin. Oggi ci sono tantissime piccole aziende che producono vermut artigianali che possono esser utilizzati al posto del classico vermut piemontese per un gusto più particolare.